Come si evita il collasso della società?
Ci sono diversi lavori scientifici su come diverse società hanno risolto le proprie crisi e evitato il collasso. In particolare ne voglio presentare uno: il confitto degli ordini.
1. Lo spirito del tempo
Nel succedersi della storia ogni ciclo è spinto da un Hegeliano spirito del tempo, che si genera nella società all'uscita da una crisi e fornisce una spinta verso un tentativo di adattamento per il ciclo storico successivo. Se falliscono ci sarà un collasso, ma se ottengono come risultato un rilancio della coesione sociale che porta una nuova riconfigurazione, allora lo spirito del tempo porterà una rinnovata identità collettiva.
Ci sono diversi lavori scientifici su come diverse società hanno risolto le proprie crisi e evitato il collasso. In particolare ne voglio presentare uno, il confitto degli ordini, che è particolarmente forte.
2. Da regno a Repubblica
Il conflitto degli ordini arriva alla fine del (secondo) ciclo del regno di Roma e segna il passaggio da una forma di governo tipica delle città-stato a quella che diventerà la prima repubblica su vasta scala del mondo. Per capirne lo spirito è necessario ripercorrere l’intero ciclo dall’inizio. Nell’immagine ho visualizzato le fasi e i punti in cui sono state fatte delle riforme.
Crescita: verso il 640 a.C. sale al trono di Roma Anco Marzio, il quale restaura le pratiche religiose che il precedente re, Tullio Ostilio, aveva abolito. Ostilio era morto durante una pestilenza e la popolazione l’aveva interpretata come una punizione divina. Da qui possiamo supporre che lo spirito del ciclo storico fosse la restaurazione delle pratiche religiose. L’identità collettiva della società romana comprendeva il re, che aveva appunto poteri religiosi, e un senato, che doveva vigilare sull'operato del re. Il re successivo, Lucio Tarquinio Prisco, vinse guerre contro i Sabini e gli Etruschi, raddoppiando le dimensioni di Roma e portando grandi tesori alla città. Per accogliere l'afflusso di popolazione furono popolati i colli Aventino e Celio.
Impoverimento della popolazione: i proventi delle guerre vengono utilizzati per grandi opere pubbliche, tra cui il sistema fognario (cloaca maxima), il foro e il circo massimo per le corse dei carri. Non ci sono dati certi, ma è molto probabile che verso il 580 a.C. la nobiltà romana si fosse arricchita molto. Il senato venne ampliato per contenere 200 senatori e i figli di Anco Marzio cospirano per uccidere Tarquinio Prisco.
Sovrapproduzione di élite: Nel 578 a.C. sale al trono Servio Tullio, che conquista Veio, istituisce il primo censimento della popolazione e distribuisce terre per uniformare la ricchezza, ma stimola sovrapproduzione di élite e, verosimilmente, rendimenti decrescenti delle proprietà.
Stress dello stato: Lucio Tarquinio detto il superbo, settimo e ultimo re di Roma, nel 535 a.C. prende il potere con la forza dopo avere assassinato Servio Tullio. Governa con il pugno di ferro protetto da un’armata personale e assassinando i senatori che gli si mettono contro. Conduce guerre contro i Volsci e fonda colonie come Signa o Circeii per rifinanziare le casse dello stato, che evidentemente erano vuote. Nel 509 a.C. mentre stava assediando la città di Ardea, il popolo (plebei) e l’élite (patrizi) si coalizzano, lo chiudono fuori da Roma, esiliano tutta la sua famiglia e ne confiscano i beni. Alcune delle colonie e province assoggettate iniziano a ribellarsi e chiedere l’indipendenza da Roma. Al potere si succedono diversi consoli e generali, vengono vinte guerre contro province ribelli, si tenta di rifondare l’identità collettiva con il culto di stato, dedicando nuovi templi a Giove Ottimo Massimo. Nella psicosi collettiva per la disuguaglianza sociale, il console Publio Valerio viene accusato di voler diventare re e costretto a distruggere una villa di sua proprietà. Il popolo ottiene una partecipazione al potere giudiziario con la provocatio ad populum, ovvero la possibilità per un accusato di richiedere una giuria popolare (si potrebbe dire populista).
Crisi, conflitto degli ordini: Nel 496 a.C. Roma viene attaccata da Tarquinio il superbo che cercava di riprendersi il potere. Patrizi e plebei hanno grossi conflitti per via del nexum, la legge che obbligava i debitori insolventi alla schiavitù sotto i propri creditori. I plebei non volevano indebitarsi per preparare la guerra e si rifiutavano in massa di andare a combattere, così il generale Manio Valerio Massimo promette le riforme a guerra conclusa. Tarquinio viene battuto e nel 494 a.C. vengono fatte diverse riforme tra cui l’istituzione della figura del tribuno della plebe, ovvero il rappresentante del popolo nella res publica. Le tensioni tra popolo e élite continuano per parecchi decenni, ma la capacità di mediazione del conflitto interno, unita alla costante pressione dei nemici esterni, mantiene la cooperazione sociale ad un livello sufficiente per vincere battaglie e ricominciare a espandere i territori verso una fase di crescita.
3. cosa ci insegna la storia
L’uscita da questa crisi è molto potente. Il collasso si evita sempre con un nuovo patto tra élite e popolo. Nel conflitto degli ordini l’élite e il popolo capiscono che non possono farcela da soli e restano insieme a difendere la città, trovando un compromesso per restare uniti contro il pericolo comune, nonostante le diseguaglianze sociali e la differenza di vedute. Per un paio di secoli la Roma repubblicana si è barcamenata con successo tra le fasi di declino e di collasso, che più volte venne evitato grazie alla straordinaria capacità di mediazione del conflitto interno, e grazie al riconoscimento reciproco tra gli attori sociali All’interno di una militocrazia democratica. I patrizi sapevano di non poter fare a meno dei plebei per vincere le guerre, i quali viceversa sapevano che la carriera militare era l’ascensore sociale per arricchirsi. Eppure anche lì i problemi economici a sfavore del popolo si ripetevano sempre uguali di ciclo in ciclo. Semplificando parecchio lo schema era simile a questo: finite le guerre venivano assoggettate popolazioni e conquistate terre, innescando nuova crescita, ma la mancanza di terra a un certo punto frenava la crescita, i proprietari terrieri si arricchivano mentre il popolo si impoveriva, affollando le fila dei legionari. Quindi si faceva guerra nuovamente, i legionari venivano pagati e i patrizi ottenevano altre terre, ma ciclo dopo ciclo aumentava l’indebitamento per il popolo, che doveva pagare un tributo in uomini sottratti al lavoro nei campi, molti dei quali morivano in battaglia.
Vedremo altri esempi anche più contemporanei a noi di come altre società si siano rimesse in piedi dopo una crisi. Vedremo come si sono comportati sia la Russia che gli Stati Uniti alle prese con le loro crisi storiche. A lunedì.