Da dove viene la Russia?
Orban la serve, la Francia le resiste, alcune destre la osannano come società vincente. Eppure nei dati che ho raccolto la Russia evita il collasso una volta sola. Di cosa è capace?
1. la Russia prima della Russia
Nei dati che ho utilizzato la civiltà russa appare relativamente tardi rispetto ad altre. Tra il 1634 e il 1642 lo Zar Michail Fëdorovich Romanov, primo della sua casata, conquista la Siberia. Le battaglie e le epidemie di vaiolo massacrano la popolazione autoctona e la riducono del 70%. Eppure in pochi secoli la Russia cresce così tanto da poter sfidare l’egemonia degli Stati Uniti, a metà del XX secolo. Entrambe le civiltà avevano una radicata tradizione di schiavitù contadina ma negli Stati Uniti la schiavitù viene abolita nel 1865 (dopo una guerra civile), mentre in Russia, dove l’immigrazione è sempre stata piuttosto debole, i contadini erano legati alla terra che lavoravano fino ad essere venduti con essa. La Russia ha sempre fatto molta fatica sul tema della schiavitù e lo spirito del ciclo storico russo che va dalla metà del XVIII alla metà del XIX secolo (l’ unico ciclo in cui la Russia evita il collasso) è proprio incentrato su questo. Il ciclo inizia nel 1741. All’epoca la Russia era in condizioni di debolezza politica perché sul trono c’era Ivan VI, un bambino di due anni sotto la reggenza della madre Anna Leopoldovna. Nel 1741 Elisabetta di Russia fa un colpo di stato militare, instaurando un dispotismo illuminato e filo-europeo, facendo appunto partire il nuovo ciclo. Ecco il grafico delle fasi, con i relativi momenti in cui sono state fatte riforme.

2. il ciclo della Russia imperiale
Crescita: Elisabetta di Russia fu mecenate delle arti, fondò l'Università di Mosca e non mandò a morte nessuno. Per uno o due decenni la Russia vive una fase di crescita, come testimonia la costruzione di diversi palazzi e monumenti. La sconfitta nella guerra di successione austriaca e la morte di Elisabetta fecero però finire questa fase molto velocemente.
Impoverimento della popolazione: nel 1762, quando lo zar Pietro III succedette a Elisabetta, tentò di riformare l’impero con l’introduzione della libertà religiosa, l’abolizione della polizia segreta e la revisione della schiavitù. In particolare convertì gli schiavi in servi, che potevano essere “affittati” e trasferiti. Ma l’applicazione della riforma fu osteggiata dall’élite e “servi” diventò un altro nome al posto di “schiavi”, generando solo malcontento. Pietro III venne estromesso e imprigionato dalla moglie, Caterina II, che ne prese il posto e ne annullò le riforme, consolidando gli interessi dei proprietari terrieri. Ci furono diverse proteste popolari tra il 1770 e il 1790 ma le vittorie contro l'impero Ottomano nella guerra russo-turca portarono nuove terre da coltivare e nuova ricchezza per l’élite.
Sovrapproduzione di élite: dopo lo scoppio della rivoluzione francese l’élite russa iniziò a temere le rivolte popolari. Lo zar Paolo I, considerato politicamente troppo vicino a Pietro III, venne ucciso e salì al trono Alessandro I, in un'atmosfera di guerra contro la Francia. I reclutamenti nell’esercito funzionarono come valvola di sfogo per le pressioni sociali e lo zar sconfisse Napoleone nel 1812, difendendo la Russia dall’avanzata della cultura rivoluzionaria francese.
Stress dello stato: anche dopo la vittoria sulla Francia restava nella popolazione russa un serpeggiante desiderio di libertà dalla servitù e l’élite era spaccata tra chi voleva le riforme in senso filo-europeo e chi no. Nel 1825, quando salì al trono lo zar Nicola I, c’erano delle società segrete, note come Decabristi, di militari e borghesi filo-europei pronti al colpo di stato. Si trattava di giovani ufficiali che avevano combattuto in Europa e ritornavano in patria con le idee rivoluzionarie sui diritti umani e sulla democrazia di massa. Poi c’erano intellettuali e scrittori filo-francesi, che facevano appelli per l'abolizione della servitù della gleba, che affliggeva la popolazione sempre più povera. Nicola I soppresse la rivolta decabrista e instaurò un regime di ortodossia, autocrazia e forte spirito nazionalista anti-europeo, intensificando la censura con la "Terza sezione", la polizia segreta che aveva il compito di controllare la vita e l'operato sia della classe dirigente che del popolo. All’epoca erano tenuti sotto controllo personaggi come Dostoevskij, Gogol', Puškin e Turgenev. Verso la metà del XIX secolo l’insofferenza del popolo verso la servitù era sempre più intollerabile e si popolavano sempre di più le mir, comunità egualitarie composte da ex servi in cui il possesso dei beni era collettivo e le assemblee decidevano l’assegnazione degli appezzamenti di terra e dei beni.
Crisi: Nel 1855, mentre la Russia stava combattendo la guerra di Crimea, Nicola I muore e viene incoronato Alessandro II, che si ritrova un impero al collasso, con problemi finanziari, una guerra in corso e competizione a tutti i livelli. Alessandro capisce che sono necessarie delle riforme profonde e nel 1861 vara la controversa legge sull'emancipazione della servitù della gleba, che garantisce l'indipendenza a più del 32% dei cittadini russi. La legge pone fine al monopolio aristocratico sulle terre, ma per evitare conflitti con l’élite, i servi liberati dovevano pagare una tassa ingente, dilazionata in periodi lunghissimi, che poi lo stato versava alla nobiltà. Purtroppo la società così riformata non risolveva il conflitto tra popolo e élite. Il sistema si dimostrò poco produttivo, insostenibile nel lungo periodo per ripagare l’ingente debito pubblico.
3. Cosa ci insegna la storia?
Anche se il ciclo ripartì con una nuova fase di crescita, le mir più piccole erano strozzate dalle tasse e il malcontento cresceva. Nel 1881 Alessandro II fu assassinato dall'organizzazione terroristica nichilista di sinistra Narodnaya Volya. L’uscita dalla crisi russa del 1855-1861 avrebbe dovuto generare uno spirito di liberazione dalla servitù, invece portò nella società un senso di fallimento e tradimento. Il ciclo che ne deriva è breve e instabile, una pentola a pressione in cui si formano Lenin e i Bolscevichi, un ciclo storico nervoso che finisce con la rivoluzione d'Ottobre nel 1917.
Quella che ho descritto è stata l’unica volta, nei dati che ho raccolto, in cui la civiltà Russa ha saputo anticipare i tempi, fare riforme e prevenire il collasso. Anche qui, come nel conflitto degli ordini, c’è un compromesso tra élite e popolo, solo che questa volta nessuno dei due era contento, quindi non si è verificato un ciclo duraturo.
La prossima volta vedremo come se la sono cavata gli Stati Uniti. A lunedì.