La storia con i dati: correlazione inversa tra testi e welfare nell'età del bronzo
Come la diffusione di testi creò un divario di conoscenza tra società, e cosa questo ha comportato.
1. Specializzazione
Nei post precedenti abbiamo visto come le società gestiscono l’informazione e abbiamo anche visto gli step evolutivi legati all’oralità, ai simboli e alla scrittura. Al terzo livello, durante l’età del bronzo (e nella successiva età del ferro), iniziano a diffondersi testi filosofico-religiosi e questo porta specializzazione. Anche se i testi pervenuti fino a noi sono prevalentemente in forma scritta, come le preghiere nei testi delle piramidi, il vero motore di questo livello sono le scuole di tradizione orale, che dal 1500 a.C. in avanti iniziano a tramandare testi derivati da una tradizione orale, come i Rigveda. Si tratta di composizioni che vengono memorizzate e tramandate usando la metrica e le strutture specifiche dell’oralità, come inni religiosi, racconti storici o mitologici in versi, elenchi di leggi, dialoghi filosofici, trattati di medicina o di astronomia. Tutti questi testi possono diffondere conoscenze e pratiche in un gruppo sociale, sia esso ampio o ristretto, ma la cosa più importante è che, essendo tramandati oralmente, non è più solo l’élite alfabetizzata a elaborare informazione nella società, ma anche la popolazione analfabeta può fare la sua parte, acquisendo sempre più conoscenze. In questo modo le società diventano in grado di gestire la complessità formando scuole che si specializzano nella tradizione di precise tipologie di testi. Come mostrato nella figura, la diffusione dei testi e delle scuole però porta a una diminuzione della distribuzione della ricchezza, terminando un trend millenario iniziato con le comunità egualitarie.
2. L’oralità che incontra il testo
Non è semplice capire quale società abbia raggiunto per prima questo livello, perché conosciamo soltanto le scuole orali che hanno lasciato fonti storiche di qualche tipo, ovvero molto probabilmente soltanto una parte di quelle che sono effettivamente esistite. Secondo l’enciclopedia dei faraoni di Baker, quando nell’Egitto del 3000 a.C. appaiono i primi scritti in geroglifico era già presente una tradizione orale di insegnamento dell’anatomia e della medicina, legata alla religione e alla mummificazione. Nello stesso periodo, o subito dopo, appaiono preghiere scritte sulle tombe e, cosa forse più importante, emerge la retorica come stile letterario per gestire la giustizia. Il concetto di ordine e giustizia (maat in egiziano antico) era stato fino a quel momento appannaggio della religione, quindi gestito presumibilmente da sacerdoti. Dopo il 3000 a.C. inizia a formarsi in Egitto una tradizione giuridica orale che, in assenza di leggi scritte, era gestita da laici istruiti alle tecniche della retorica e ai principi di imparzialità. Anche la Mesopotamia, che già aveva un sistema di scrittura da prima dell’Egitto, inizia a sviluppare un certo numero di generi letterari gestiti presumibilmente da specialisti. Alla tradizione astronomica e religiosa, che era appannaggio delle élite fin dai tempi di Uruk, si aggiungono dal 2800 a.C. in poi inni e poesie che lodano le gesta dei re, seguiti da trattati storici come la lista reale sumerica, che si arricchiscono di elementi mitologici e evolvono nel primo poema epico conosciuto: l’epopea di Gilgamesh.
3. Lo stesso pattern in tutto il mondo
L’india segue grossomodo lo stesso pattern, ma va ben oltre. Tra il 1500 e il 1000 a.C. vengono composti i Rigveda, una collezione di inni religiosi e cerimoniali tramandata oralmente in una prima fase e poi messi per iscritto. Nei secoli successivi emergono testi di ogni tipo, dal primo trattato di grammatica conosciuto fino al Kama Sutra, trattato sull’amore e sull’erotismo, passando per l’epica con il Ramayana e il Mahabharata. Anche in mesoamerica è possibile vedere lo stesso pattern, almeno nella fase iniziale. In Messico gli aztechi verso il 1300 d.C. avevano sviluppato una letteratura sull’astronomia e sui rituali connessi alla stagionalità o alla religione. Avevano poi nelle iscrizioni monumentali una letteratura storica legata a eventi come le battaglie vinte e le liste di re, ma l’arrivo degli Spagnoli nel 1519 pone fine al loro sviluppo. In modo molto simile anche in Cina avviene questo passaggio. Verso il 1270 a.C. la dinastia Shang teneva dei registri degli oracoli con simboli scritti su ossa o gusci di tartaruga e aveva una tradizione elitaria legata alla divinazione che confluirà nel libro dei mutamenti (Yi Jing o I Ching), scritto nel 1000 a.C. circa. Dello stesso periodo è il libro delle odi (Shijing), una raccolta di 305 canti per vari tipi di cerimonie. Poi, tra il 1000 e il 250 a.C., la Cina produce tantissima letteratura, tra cui i trattati militari, come l’arte della guerra di Sun Tzu, i testi filosofici del confucianesimo e del taoismo, nonché gli annali di bambù. In Cina l’epica corrisponde alla mitologia, una serie di storie che mescola eroi, dèi e antichi sovrani conosciuta grazie a testi risalenti alla dinastia Han, scritti dopo il 200 a.C. ma circolati per secoli in forma orale. Anche a Roma si trova lo stesso pattern. Le prime iscrizioni religiose, datate attorno al 680 a.C., sono state trovate a Lavinium. Da lì fino al 100 a.C. vengono dapprima importati dalla Grecia i testi teatrali e i poemi omerici, poi emergono scuole di retorica giuridica, trattati militari, filosofici e scientifici.
4. E allora perché più si diffondono i testi e meno c’è distribuzione di ricchezza?
Il fatto che molti generi letterari avessero una tradizione orale prima che scritta ha in qualche misura aperto nuovi canali per l’ascensore sociale. Giuristi, filosofi, ingegneri e persino i cantori diventano professionisti eruditi, spesso ben pagati. Questo è un incentivo fondamentale per la diffusione della conoscenza nei ceti più umili: chi nasceva povero poteva provare a riscattarsi tramite lo studio di una specifica materia e tentare di fare carriera (cursus honorum), un concetto che i Romani del periodo repubblicano avevano ben presente. Con questo livello di gestione dell’informazione le società crescono tantissimo: la conoscenza militare permette di amministrare eserciti più numerosi e più gerarchici, così come la gestione del governo si arricchisce di competenze derivate dalla conoscenza della storia. Tuttavia, specialmente nelle società più centralizzate, i ricchi che diventano tendenzialmente più competenti riescono a mantenere la ricchezza di generazione in generazione, creando un divario più difficile da colmare. Come verrà risolto lo vedremo nei prossimi post.