L'alba del credito cinese (e italiano)
Il filo rosso che lega la cartamoneta dei mercanti cinesi ai comuni italiani del rinascimento
1. Kaiyuan Tongbao
Nei post precedenti abbiamo visto i primi tre livelli evolutivi dell’economia:
fiere del bestiame, con cui l’economia mitigava la volatilità dell’agricoltura;
bilance e metalli, con l’economia introduceva uno standard di pagamento;
conio, con cui l’economia controllava la circolazione di moneta.
Si passa al quarto livello, che chiamerò “cartamoneta e credito”, solo nell’806 d.C. con l’introduzione della valuta cartacea, che svincola la ricchezza dalla quantità di metallo disponibile per il conio di moneta.
Riprendiamo l’infografica con i dati di diffusione dei livelli di innovazione in economia, infrastruttura e energia per vedere che nel medioevo spicca una grande invenzione solitaria: la cartamoneta. La sua diffusione, almeno inizialmente, sarà piuttosto circoscritta. Vediamo perché.
Siamo in Cina, sotto l’imperatore Xianzong della dinastia Tang, dove le monete (kaiyuan tongbao) erano fatte di rame e avevano un buco rettangolare al centro per poter essere trasportate come una collana, legate a un filo. Chi possedeva molte monete o metallo prezioso aveva interesse a depositarlo presso mercanti fidati come precauzione e protezione dai ladri. I depositi rilasciavano un titolo finanziario fatto di carta, praticamente una banconota. Tale titolo poteva essere incassato anche presso un secondo mercante, orafo o deposito, collegato al primo da legami di affari. L’uso delle banconote nella dinastia Tang è ancora limitato alla funzione di protezione dal furto. Sono tempi difficili per i mercanti, con corruzione diffusa e persecuzione dei buddhisti, che smettono di dare rifugio nei monasteri.
2. Fiat money!
Solo durante la successiva dinastia Song, dal 1024, le banconote iniziano a circolare massivamente tra i mercanti. Non solo erano molto più facili da trasportare rispetto al metallo prezioso, ma soprattutto potevano essere emesse anche per valori nominali superiori al valore del metallo prezioso depositato. Praticamente potevano essere usate per emettere credito. Ciò era possibile perché il legame fiduciario tra mercanti e banchieri consentiva loro di tenere come riserva solo una parte del metallo prezioso depositato, cercando di far fruttare la restante parte con i tassi di interesse su diversi prestiti. Man mano che le effettive richieste di conversione e ritiro delle monete depositate divennero sempre minori, il credito che poteva essere erogato era sempre maggiore, portando a vistosi effetti espansivi sull'economia. Nel 1068 l’imperatore Shenzong e il suo cancelliere Wang Anshi iniziano a mettere le mani su questo nuovo miracoloso meccanismo con una serie di riforme economiche che promuovevano da una parte una maggiore circolazione monetaria, dall’altra lo scioglimento dei monopoli privati e le prime forme di regolamentazione per l’assistenza sociale. La crescita funziona, ma non dura a lungo. Da forti contrasti politici interni alla corte emerge nel 1100 lo storico conservatore Sima Guang, che si oppone alle riforme di Wang Anshi.
3. Cosa ci fai con il credito? La guerra, ovviamente!
Nel 1120 il governo centrale inizia a stampare la propria moneta cartacea di stato, generando una spirale inflazionistica per finanziare guerre. La gestione della cartamoneta, del finanziamento e dell’inflazione che ne deriva si rivela subito molto pericolosa. A proposito di questo scrive Peter St. Onge, professore di affari internazionali all'Università di Feng Chia:
“La dinastia Song è affascinante anche per il suo destino: crollò non una, ma ben due volte. Entrambi i crolli si sono verificati con uno schema sorprendentemente simile: propagazione di politiche populiste e dirigiste che hanno pesato sul settore privato, seguita da vicino da finanziamento inflazionistico del deficit, iperinflazione, guerra in alleanza con vicini inferiori e, infine, conquista da parte di questi alleati apparentemente molto meno potenti. Il fatto che un modello simile si sia verificato due volte, su tempistiche simili, porta a pensare che ci siano dei meccanismi economici sottostanti. [...] La mia posizione è che la dinastia Song non fu distrutta a causa delle disavventure militari, ma piuttosto dai problemi interni di un governo dirigista e economicamente predatore che mette le mani su uno degli sviluppi più significativi dell'epoca: la possibilità di stampare cartamoneta.”
4. La diffusione nel mondo
Nel 1127 Kaifeng, la capitale dell’impero Song, cade sotto i ribelli della dinastia Jin del nord, nel 1234 i Song, alleati con i Mongoli, sconfiggono i Jin del nord per poi cadere definitivamente nel 1279, sovrastati dall'avanzata dei Mongoli. Le banconote vengono diffuse nei paesi occidentali soltanto verso il 1700, probabilmente per il timore che i falsari potessero riprodurle facilmente. Eppure Marco Polo ne parla nel Milione, dunque il meccanismo della cartamoneta era noto, almeno in certi ambienti. In ogni caso è certo che, anche in assenza di banconote, i prestiti diventano ben presto una parte importante dell’economia anche in Europa. Nel 1318 viene soppresso l’ordine dei Templari, che per tutto il medioevo aveva praticato prestiti su pegno, e iniziano ad emergere prestatori meno vincolanti, come i banchi di cambiavalute e le prime vere banche. Verso il 1290 la più grande banca europea era la Gran Tavola dei Bonsignori di Siena, tuttavia, dal 1300 circa si intensifica l’attività creditizia delle grandi compagnie commerciali Venete e Genovesi, che reimpiegavano i loro profitti dandoli in prestito. Venezia aveva di fatto imposto la propria moneta d'oro come valuta dominante per gli scambi e riceveva l'argento dai paesi con cui commerciava.
5. Gestione del rischio, un’invenzione italiana
Ben presto si rende necessaria per le banche fiorentine la gestione dell’insolvenza, che porterà ben presto alla definizione delle condizioni alle quali erogare credito, permettendo di avere un sistema di prestiti più controllato al quale possono accedere anche le corporazioni o i cittadini meno propensi al rischio. Grazie a queste mosse, il beneficio economico per i comuni italiani fu notevole, aprendo la strada al rinascimento. Eppure sia l'approccio dirigista della dinastia Song sia quello distribuito delle compagnie d’affari Europee incontrano delle serie difficoltà a gestire il potere del credito generato tramite la cartamoneta. Questo perché non è solo una questione economica, ma anche di struttura sociale. Nelle società c’è un’intrinseca forza che spinge le famiglie a cercare una posizione più alta nell'ordine gerarchico, cosa che naturalmente passa anche dalla ricchezza. Con il credito è facile inebriare una società facendo sognare la ricchezza diffusa, ma c’è il rischio elevato che l’inflazione sfugga di mano quando tutti si precipitano a chiedere credito, producendo invece una ricchezza concentrata nelle mani di pochi: quelli già ricchi, non toccati dall’inflazione, e quelli che riescono a recuperare i crediti prima che sia troppo tardi. Tra il 1500 e il 1650 emergono le famiglie più ricche e le società di affari più grandi che il mondo abbia mai visto, come gli Asburgo e le Compagnie delle Indie, che nel giro di un secolo investono le loro ricchezze e colonizzano il mondo intero. Un arbitro che controlli la situazione arriverà solo nel 1668 con l’introduzione della Svedese Riksbank, la prima banca centrale al mondo. Quando la corsa ai prestiti si fa troppo elevata, la banca centrale interviene alzando i tassi di interesse, con l’effetto di calmare l’economia. Come ha detto William McChesney Martin, capo della Federal Reserve fino al 1998, “Il compito del banchiere centrale è quello di portare via la coppa del cocktail proprio quando la festa inizia a scaldarsi”. In pratica è come il bravo oste che toglie il vino prima che gli ubriachi facciano scoppiare una rissa.
Quindi come si fa ad avere ricchezza distribuita in una società? Lo vedremo nel prossimo post.