L'Europa e i cicli storici
Dove sta andando l'Europa? Il voto rafforza le destre ma è solo un passo in un ciclo più ampio. I dati dei cicli storici ci fanno vedere la traiettoria generale.
1. Dove sta andando l’Europa?
Me lo chiedo spesso. Specialmente quando è ora di votare. Ma la volta scorsa, il 25 Settembre del 2022, da buon data scientist ho deciso di iniziare a raccogliere dati e teorie per iniziare a rispondere scientificamente. Eravamo (e siamo ancora) in pieno stravolgimento dell’ordine mondiale. La guerra in Ucraina era in corso da pochi mesi e in Iran c’erano violente proteste contro la polizia morale, che non hanno portato nessun rovesciamento del regime. Un anno e mezzo prima negli Stati Uniti c’era stato l’assalto a Capitol Hill e a questa lista di conflitti oggi possiamo aggiungere quello tra Palestina e Israele. In tutto questo casino, dove va l’Europa? E ancora: Si può misurare il livello del conflitto sociale? In quali condizioni il conflitto sociale sfocia nella guerra? Quando uno stato prevale sull’altro? E quali condizioni portano uno stato liberale a diventare illiberale? Partendo dal dataset Seshat, di cui parlerò nei prossimi post, ho lavorato per quasi due anni a integrare i dati, aggregarli, annotarli con modelli scientifici, interpolarli. Ecco alcuni risultati:
1. la storia è ciclica, si ripete sempre diversa.
Per prima cosa mi sono bastato sulla Structural Demographic Theory. Le società si espandono demograficamente nei periodi di stabilità e cercano di conservare la propria cultura, ma vengono messe in difficoltà dalle sfide evolutive e nel tempo cresce l’instabilità, che alla fine porta ad un collasso o a profonde riforme. Per Turchin ogni società si evolve attraverso cicli secolari, tipicamente della durata di uno o due secoli, ma che in casi di società molto instabili possono durare anche solo mezzo secolo. La storia così procede per cicli che si ripetono, e i cicli hanno fasi identificabili per mezzo di indicatori riconoscibili. Basandosi sui dati economici e demografici di diversi periodi storici, dall’epoca romana al medioevo in Francia e Inghilterra, Turchin e Nefedov mostrano come società diverse affrontino ciclicamente periodi di ascesa e decadenza che portano o a riforme o a un collasso. Ad esempio Turchin divide i cicli della cultura romana in Regno (753 a.C. - 494 a.C.), Repubblica (495 a.C. - 26 a.C.), Impero (27 a.C. - 284 d.C.) e Dominato (285 - 394). A quel punto la fiamma eterna nel tempio di Vesta viene spenta e la cultura romana vera e propria finisce, anche se i bizantini si definiranno “romani” ancora per diversi secoli. Effettivamente i diversi cicli della cultura romana avevano forme di governo molto differenti, tanto da poterle classificare come società diverse, pur con la stessa cultura di base. Ciclo dopo ciclo, le società che si adattano riescono a far evolvere la cultura, ovvero l’insieme delle pratiche di organizzazione che stanno alla base dei comportamenti. Ma tornando alla domanda iniziale: dove si collocano l’Italia e L’Europa?

2. da dove veniamo
Se facciamo un grafico con il tempo nell’asse X e le fasi dei cicli storici nell’asse Y per le 4 grandi potenze globali viene fuori la figura qui sopra. Le fasi del ciclo storico, di cui farò un approfondimento nel prossimo post, possono essere lette come un generale livello di instabilità sociale.
Il ciclo storico dell'Italia in cui è viviamo è iniziato nel 1946, dopo la fine della seconda guerra mondiale, quello precedente era iniziato con l’unità d’Italia nel 1861 e quello ancora precedente con l’ascesa della Francia e il Papato che perdeva un pezzo in favore della Repubblica Cisalpina nel 1797, mentre ancora prima c’erano gli imperi coloniali. Se prendiamo gli Stati Uniti, il ciclo attuale è iniziato con le riforme del New Deal verso il 1938, il ciclo precedente era iniziato nel 1865 dopo la guerra civile Americana e quello ancora precedente nel 1776 dopo la fine della guerra d’indipendenza. In Cina invece il ciclo attuale è iniziato nel 1949 con la rivoluzione di Mao Zedong, quello precedente, più breve, era iniziato nel 1912 con la fondazione della Repubblica di Cina e i tre ancora precedenti invece sono i cicli della dinastia Qing, iniziata nel 1644 e progressivamente entrata in crisi con le ribellioni di Taiping prima e dei Boxer poi. Il ciclo della Russia attuale è iniziato dopo il 1991, quello precedente era l’Unione Sovietica e quelli precedenti sono tre macro fasi dell’Impero Zarista, il cui apice è stato tra la metà del XVIII e la metà del XIX secolo.
3. dove andiamo
Guardando la figura c’è una cosa che salta subito all’occhio: la Russia è l’ultima tra le grandi potenze ad avere iniziato il suo ciclo storico, per cui è ancora in una fase ascendente, mentre Usa e Europa aspettano solo il di collassare e ripartire, e la Cina è all’apice e inizia il declino. Quello che doveva essere il secolo Cinese rischia invece di diventare il secolo Russo, almeno fino al 2080 circa, quando i modelli prevedono una nuova congiuntura di collassi. Quindi cosa dobbiamo fare? Aspettare che mezza Europa diventi come l’Ungheria? No. Dobbiamo usare i dati per capire adesso come possiamo evolvere dopo. Da dove partire? Dalla crisi attuale. E lo farò nel prossimo post. A lunedì prossimo.