La nascita dei super-ricchi
Come si diffuse una nuova classe di super-ricchi nell'età del bronzo
1. Specializzazione
Nei post precedenti abbiamo visto due livelli evolutivi dell’economia: il livello zero, ovvero le pratiche di esogamia durante il neolitico, e il primo livello, ovvero quello che porta dalle fiere del bestiame ai sistemi di produzione durante il calcolitico. Il secondo livello dell’evoluzione economica è quello dei metalli e pesi durante l’età del bronzo, che risolve il problema della valutazione del valore dei beni. Possiamo immaginare che nei mercati di bestiame stagionali del calcolitico non fosse semplice arrivare a stabilire il valore di un animale, specialmente nel momento in cui questi erano diventati mezzi di produzione. Riprendiamo dunque il grafico della diffusione dei livelli evolutivi di economia, infrastruttura ed energia.
La diffusione delle fiere stagionali di beni e bestiame rallenta dopo il collasso della cultura della mezzaluna fertile e rimane pressoché inalterata con l’emergere delle società successive sia in Turchia che in Mesopotamia che nel Levante (tra Libano, Israele e Giordania). Sul finire del calcolitico invece si diffondo molto velocemente le infrastrutture per i i sistemi di produzione, che però si differenziano regionalmente. Mesopotamia ed Egitto si specializzano nella produzione agricola centralizzata; nella regione turca di Yozgat emerge un distretto della lavorazione della lana e nel Levante emergono società di cultura Ghassuliana specializzate nella lavorazione del rame.
2. Il valore dei beni ai tempi del baratto
Verso il 4400 a.C. c’è un grosso cambiamento che porta giù la curva dei sistemi di produzione e fa tornare a salire la diffusione delle fiere di bestiame. Si tratta dell’introduzione di una nuova fonte di energia: la trazione animale e a vela, che permette di far circolare i beni su distanze maggiori e più velocemente. Non solo: aggiunge nuove rotte commerciali che passano per società senza sistemi di produzione avanzati. Grazie ai nuovi mezzi di trasporto queste società si inseriscono nella filiera facendo da tramite logistico per le società produttrici di beni. Tra il 4600 e il 4300 a.C. abbiamo testimonianza di scambi tra le città stato di Ubaid, in Mesopotamia, e Mersin/Yumuktepe nel sud della Turchia, sulla costa a nord di Cipro. Molto probabilmente le società che vivevano sulle coste siriane e cipriote facevano da tramite nella filiera con le loro capacità di navigazione.
Grazie a questa rivoluzione energetica anche la produzione era diventata più veloce, perché la trazione animale permetteva di trainare gli aratri e far girare le macine, ad esempio. Con più prodotti in giro ci sono un sacco di occasioni di scambio in più, ma ancora nel 4000 a.C. l’economia non è pronta a supportarle. Gli scambi tra culture diverse non sono facili, specialmente con il baratto. Il problema è mettersi d’accordo sul valore delle cose. Quante giare di grano vale un’ascia di rame? Dipende da come è andato il raccolto. I prezzi dei beni potevano avere un’alta volatilità ed era difficile accordarsi, così molto probabilmente con il baratto molti scambi saltavano. Un bel problema.
3. La bilancia come moneta unica
All’inizio dell’età del bronzo tra Mesopotamia e Egitto appaiono i primi mercati urbani, che vanno a incorporare nelle città stato le fiere del bestiame, così che i sovrani potessero avere il controllo sui beni scambiati. Verso il 3400 a.C. la diffusioni di questi mercati è inizialmente rapidissima, ma poi si ferma. Non sappiamo bene perché, ma possiamo immaginare che la tassazione sugli scambi non rendesse molto felici i mercanti. Secondo Ialongo la vera svolta è con l’introduzione delle primissime bilance, inventate intorno al 3000 a.C. in Mesopotamia e successivamente diffuse in Egitto, Turchia e Europa attraverso il Mediterraneo. La bilancia ha permesso ai commercianti di fare affidamento su un riferimento oggettivo per quantificare il valore economico dei beni e tradurlo in peso. Grazie a questa invenzione, nel terzo millennio a.C. si sviluppano due tendenze molto importanti. Da una parte c’è la sperimentazione di leghe metalliche, presumibilmente motivata dal truccare i pesi, che porta alla diffusione del bronzo, lega di rame e stagno o di rame e arsenico. Dall’altra parte c’è l’accumulo di artefatti come riserva di ricchezza, che porta poi allo sfoggio di gioielli per indicare l’alta posizione sociale. Ma andiamo con ordine: nella nuova economia gli scambi avvengono tra i beni, con il loro peso effettivo, e un quantitativo di pesi standard fatti di diversi metalli, che servono per comprarle. Di fatto questa rivoluzione tecnologica ha portato ad avere una moneta unica condivisa tra molti popoli: il metallo. Chiaramente questo ha avuto un impatto altamente positivo sulla diffusione degli scambi commerciali, specialmente in Turchia. Questo perché la Turchia possiede una varietà notevole di metalli nel sottosuolo. Sulla costa nord-occidentale, dove proprio intorno al 3000 a. C. viene fondata la città di Troia, ci sono miniere d’oro, d’argento, di elettro (lega naturale di oro e argento), di rame e di piombo. Sulla costa nord, affacciata sul mar Nero, si trovano rame, piombo e ferro; nella parte centrale si trova parecchio stagno, mentre a oriente, verso la Georgia, si trova tantissimo rame e qualche miniera d’oro. Attorno al 3000 a.C. la maggior parte della Turchia era controllata dai Luvi, una popolazione indoeuropea arrivata probabilmente dalla Bulgaria o dalla Grecia del nord che commerciava con la Georgia. La diffusione delle bilance spinge in su anche la curva di diffusione dei mercati urbani. Una volta iniziata la rivoluzione delle bilance, la grande richiesta di metalli dalla Mesopotamia rende i Luvi ricchissimi. Come testimoniano le tombe reali, piene di preziosi artefatti, i Luvi introducono una forte stratificazione sociale, in cui lo sfoggio di metalli e gioielli preziosi diventa simbolo di potere, cosa che verrà copiata un po’ in tutta Europa dalle culture successive.
4. Quando i ricchi collassano, altri ricchi vincono
Poi qualcosa in Turchia si rompe. Non abbiamo dati sufficienti per sapere come sia andata, ma nel 2650 a.C. c’è evidenza di violenza diffusa. Possiamo immaginare che lo stile di vita dei ricchi Luvi fosse diventato economicamente insostenibile e la società sia collassata nella guerra civile. Nel periodo che segue, dal 2600 al 2300 a. C., popolazioni di cultura Kura-Araxes arrivano dalla Georgia, depredando e bruciando le città-stato dei Luvi. Troia viene distrutta e ricostruita più volte (e siamo almeno 1200 anni prima del famoso cavallo), Halaca Hoyuk cade, lasciando il territorio ai signori della guerra locali. Poi, grazie all’intervento degli Assiri, emerge dal caos una città mercantile: Kanesh/Kültepe. Si tratta di una colonia tax free in posizione strategica al centro della Turchia. Abbiamo già parlato di Kanesh in un post precedente, ma qui possiamo contestualizzare meglio il suo valore nell’evoluzione dell’economia. Piazzare un paradiso fiscale in mezzo a città-stato che tassavano il proprio mercato urbano è un cavallo di troia per convogliare merci e metalli preziosi verso la via commerciale dell’Assiria. Si tratta della prima belt-and-road initiative di cui abbiamo conoscenza, che ha permesso agli Assiri di arricchirsi ed espandere la propria cultura in Turchia dal 2000 al 1700 a.C. circa.
5. L’Europa del bronzo nel mercato globale
Intanto la moneta unica fatta di bilance e pesi si era diffusa dalla Turchia anche verso l’Europa occidentale, probabilmente lungo le rotte commerciali dell’ambra. Sappiamo che nel 3000 a.C. era attiva una via marittima di commercio dell’ambra che dalla Sicilia andava da una parte verso la Grecia e la Turchia e dall’altra verso la Spagna, probabilmente attraverso il nord Africa. Il mercato dell’ambra era legato al suo utilizzo in medicina come battericida ed era molto diffuso. La cultura del vaso a campana (Bell Beaker culture), che era dominante in Europa all’epoca, subì una forte ondata di migrazioni sia interne che esterne proprio intorno al 3000 a.C., come dimostrato da analisi archeologiche e genetiche. Verosimilmente queste migrazioni potevano essere generate, tra altri fattori, anche da un maggiore flusso di commercio sulle lunghe distanze. A partire dal 2000 a.C. e per almeno un millennio la via dell’ambra mediterranea viene integrata dalla via baltica, che da Danimarca e Polonia portava ambra di altissima qualità fino alle coste della Toscana, creando legami tra la cultura dei Tumuli germanica e la cultura di Polada del nord Italia. Da qui poi l’ambra veniva smerciata in tutto il mediterraneo dalla cultura nuragica, che aveva contatti con diverse società tra cui Cretesi, Micenei e altri popoli navigatori. Quegli stessi popoli che, come abbiamo visto, saranno centrali nel collasso dell’età del bronzo. Tutte le società che entravano nel mercato dei metalli e pesi seguivano lo stesso pattern generale: smettevano di essere società egualitarie (se mai lo erano state). Se potevano potenziavano l’attività estrattiva delle miniere, miglioravano le proprie abilità di lavorazione dei metalli, iniziavano ad avere una marcata stratificazione sociale e a sfoggiare gioielli. La ricchezza era sempre più concentrata nelle mani di pochi e questi pochi diventavano sempre più potenti: un pericolo per i governanti. Serviva qualcosa che permettesse ai sovrani di riprendere il controllo dell’economia.
Che cosa? lo vedremo lunedì nel prossimo post.