Come gli USA hanno evitato i collassi precedenti?
Gli Stati Uniti sono vicini alla fine del ciclo storico iniziato verso il 1935. Il collasso potrebbe essere violento o meno. Come è stato evitato il collasso l'ultima volta? Sarebbe possibile oggi?
1. La schiavitù: un problema comune
La violenza negli USA dilaga e si avvicina la fine del ciclo storico. Come è andata nei cicli precedenti? A differenza della Russia, che abbiamo visto nel post precedente, gli Stati Uniti hanno dovuto combattere una guerra civile per gestire la questione dell’abolizione della schiavitù. Quindi a metà del XIX secolo, mentre la Russia tentava la propria riforma, gli USA collassavano nella guerra civile. Però il ciclo partito alla fine della guerra è stato un susseguirsi di riforme e ammodernamenti continui per gli Stati Uniti, come si può vedere nella figura. Questo ciclo inizia nel 1865, appunto dopo la fine della guerra civile Americana. Gli Stati Uniti erano in espansione verso ovest e mantenere la schiavitù anche nei territori occidentali avrebbe portato a una maggioranza di stati schiavisti. L’elezione del presidente Lincoln, fautore dell’abolizione della schiavitù, fece scoppiare la guerra civile con gli stati confederati secessionisti, che vennero alla fine sconfitti. Dopo avere abolito la schiavitù, Lincoln venne assassinato da cospiratori confederati, ma ormai lo spirito del tempo aveva segnato il cammino del nuovo ciclo storico, che comprende l’età della ricostruzione, la cosiddetta età dell’oro e l’era progressista.
2. Un ciclo pieno di riforme
Vediamo con la Structural Demographic Theory come si è svolto il ciclo degli Stati Uniti che va dal 1865 al 1935 circa:
Crescita: questa fase coincide con l'Era della ricostruzione, in cui vengono fatte riforme per definire lo status degli ex schiavi e i diritti civili degli ex ribelli. La fine della schiavitù portò un picco dell'immigrazione, tanto che vennero emanati il Chinese Exclusion Act (che vietava l’ingresso agli immigrati cinesi tranne studenti e uomini d'affari) e più tardi l’Immigration Act (che vietava l’ingresso agli immigrati con problemi di salute mentale). Nel 1877 il presidente repubblicano Hayes giunge ad un compromesso, un accordo informale che gli garantiva la presidenza se avesse rimosso le truppe di occupazione nei territori del sud. Così fece, placando i malumori dei repubblicani e riconciliando il paese. In quegli anni venne anche formalmente sciolto il Ku Klux Klan (KKK), che però come sappiamo non sparì del tutto.
Impoverimento della popolazione: i lavoratori non qualificati, in particolare nel lavoro in fabbrica e nella costruzione delle ferrovie, hanno beneficiato della crescita economica americana soltanto fino a un certo punto. Chi si arricchiva davvero erano i ricchi industriali, i cui ritorni di investimento erano esponenziali, Questo portò velocemente all’aumento della disuguaglianza economica durante il decennio 1880-1890 soprattutto nel sud del paese, dove l’afflusso di milioni di immigrati e l’elevata concentrazione della ricchezza erano diventate più vistose.
Sovrapproduzione di élite: i guadagni ottenuti dai lavoratori qualificati e dall’élite di industriali capitalisti hanno prodotto una massa di aspiranti membri dell’élite. Le iscrizioni all'istruzione di alto livello aumentano vertiginosamente negli Stati Uniti verso la fine del diciannovesimo secolo. Man mano che l’élite cresceva di numero, aumentava anche la concorrenza intra-élite. Il panico del 1893 frenò l'accesso al credito e all’ascensore sociale, mentre nel 1912 la conquista dei territori a ovest si concluse. Nonostante questo la politica ebbe un momento di grande spirito riformista: in questo periodo viene parzialmente frenato il liberismo economico e viene introdotto il diritto di voto per le donne. L'entrata in guerra nel 1917 allevia un po’ la sovrapproduzione di élite utilizzando la carriera nell'esercito come ascensore sociale. Dopo la vittoria sulla Germania nella prima guerra mondiale, gli Stati Uniti diventano una potenza di livello internazionale nonostante le disuguaglianze e iniziano i roaring twenties, i ruggenti anni 20 del XX secolo, in cui il capitalismo torna ad affollare le richieste di credito, fino al crollo di Wall street nel 1929.
Stress dello stato: la grande depressione seguita al crollo della borsa portò al fallimento di molte banche e a un tasso di disoccupazione che raggiunse il 24,9%. Con una fetta così grossa di popolazione in povertà ne derivò una crisi di sovrapproduzione, cioè eccesso di offerta rispetto alla domanda. I prezzi crollarono anche del 50%. Il debito, le tasse e la spesa pubblica del governo federale erano stati fino a quel momento relativamente bassi, così il problema non fu tanto quello delle rivolte contro il governo, quanto quello della perdita di speranza nel futuro.
Crisi: Nel 1935 Roosevelt fece passare una riforma fiscale, il Revenue Act, per ridistribuire la ricchezza. Il disegno di legge imponeva un’imposta del 79% sui redditi superiori a 5 milioni di dollari. All'epoca si trattava di un reddito straordinariamente alto in cui rientrava un solo individuo: John D. Rockefeller, il magnate del petrolio. In questo modo non ci furono violente rappresaglie da parte dell'élite e Roosevelt potè utilizzare quel denaro per il New Deal. Seguirono una serie di riforme che prevedevano nuovi vincoli e tutele per il settore bancario, iniezioni di liquidità per rilanciare l’economia e un supporto contro la disoccupazione. La cosa più importante fu che il New Deal produsse un riallineamento politico. Il Partito Democratico diventò la maggioranza, mentre i repubblicani erano divisi, alcuni accettavano le riforme ma altri le osteggiavano perché erano viste come un ostacolo agli affari dei grandi capitalisti industriali. Alla fine la vittoria nella seconda guerra mondiale riportò nuovo slancio per l’economia e confermò gli Stati Uniti come potenza egemone dell'occidente.
3. Cosa ci insegna la storia?
Anche qui come negli esempi precedenti il collasso viene evitato con un riallineamento politico. Il punto è sempre rimettere d’accordo la maggior parte dell’élite e il popolo con un compromesso lungimirante, che in questo caso andava a risolvere il problema della redistribuzione della ricchezza. Ma è sempre quello il problema: la redistribuzione di ricchezza? Poiché il ciclo storico in cui abbiamo vissuto è proprio iniziato con il New Deal, che ha facilitato riforme di welfare in tutto l’occidente, saremmo portati a pensare di sì. Invece purtroppo se guardiamo i dati storici di lungo periodo non è così. Raramente i cicli ripartono con una redistribuzione di ricchezza. Molto più spesso ripartono con una concentrazione di potere nelle mani di una élite. Del resto, a pensarci bene, è successo proprio così anche dopo la guerra civile Americana.
4. Sarebbe possibile oggi?
Il problema oggi è che le vere ricchezze sono al sicuro nei paradisi fiscali e non ci sono organismi sovranazionali con il potere di tassarle per redistribuirle. La vera domanda è: quale scenario è più probabile? Una guerra contro i paradisi fiscali? Una regolazione sovranazionale dei flussi di denaro? Oppure semplicemente la vittoria degli oligarchi iperliberisti?
Non si può rispondere a domande come queste con degli esempi singoli, la probabilità è una questione statistica. Adesso è ora di usare i dati per fare modelli. Vogliamo avere stime della probabilità che un ciclo inizi con una redistribuzione di ricchezza piuttosto che con una concentrazione di potere. Bene. Lunedì prossimo inizierò a presentare come è fatto il Chronos Dataset, per poi iniziare a fare un po’ di modelli dal lunedì successivo.