Guerra, fascismo, patriarcato. Perché emergono nelle crisi?
Il patriarcato torna ciclicamente a dominare le società e a imporre un rigido ordine dispotico, specialmente nei periodi in cui evolvono le tecniche di guerra o le tecnologie.
1. Cos’è la guerra?
Anche se è brutale ammetterlo, la guerra è un investimento. Una società in declino o con scarsità di beni usa ingenti risorse, incluse le vite dei propri membri, per ottenere il controllo sui beni e sulle persone. In un post precedente ho presentato il dataset storico che sto usando. Guardando le correlazioni nei dati ho notato che la diffusione dei livelli evolutivi della guerra è molto simile a quella delle tecnologie. Nella figura si vede chiaramente.
In effetti la guerra evolve andando di pari passo alle età dei metalli, cercando nuove tattiche per avere vantaggi competitivi e controllare così il flusso di beni. Anzi, la figura mostra che nella loro evoluzione le tecnologie hanno lentamente iniziato ad anticipare le evoluzioni nel modo di fare guerra. Questo perché se i livelli di tecnologia e di tattiche sono diffusi tra le società allo stesso modo, nessuno ha un vero vantaggio competitivo: gli esiti delle battaglie diventano più incerti, gli egemoni vengono spodestati e le guerre si prolungano all’infinito. Se escludiamo il periodo precedente al neolitico, i due momenti della storia in cui questo si è verificato (il crollo del tardo calcolitico e il collasso dell’età del bronzo) sono stati molto probabilmente i tempi più violenti di sempre. Fino al neolitico, quando tutte le civiltà avevano la pietra come tecnologia, le guerre erano molto probabilmente all’ordine del giorno. Quando viene scoperta o diffusa una tecnologia nuova, la società che la detiene ha un vantaggio competitivo e questo la può portare ad avere un qualche livello di egemonia in un'area. La vittoria militare determina l'espansione della cultura del vincitore e la modifica delle culture degli sconfitti. Questa è esattamente la “replicazione con modificazioni” (descent with modifications) con cui Darwin descrive l’evoluzione e nella pratica solitamente avviene con la cacciata o l’eliminazione dell’élite avversaria e l'ascesa di quella alleata con il vincitore.
2. Perché il patriarcato è insito nella struttura sociale
La guerra è strettamente legata al patriarcato e al controllo dei beni da molto prima di homo sapiens. Al livello zero della guerra, applicabile anche ai grandi primati, la tattica è la forza bruta, il movente è il sesso, le tecnologie sono i muscoli e poco altro, le risorse sono le femmine e la società è fatta solo di ordine gerarchico. A questo proposito sono estremamente interessanti le ricerche sul comportamento di primati e umani descritte da Turchin, perché evidenziano in maniera chiara il legame tra guerra e società, nella sua forma primordiale di ordine gerarchico. Gli scimpanzé e i gorilla sanno lanciare rami, frutta marcia e persino escrementi, ma non usano proiettili come armi letali per cacciare o combattere. La modalità di combattimento di questi grandi primati è il corpo a corpo. Lo scimpanzé, che geneticamente è il nostro parente più prossimo tra le grandi scimmie, è un pessimo lanciatore, ma farebbe senza dubbio a pezzi un uomo in uno scontro corpo a corpo. Le società di scimpanzé e gorilla sono entrambe di tipo patriarcale.
I Gorilla vivono in gruppi che comprendono dai 5 ai 15 individui, dove comanda un maschio dominante in grado di battere tutti gli altri maschi in combattimento. Il maschio alfa si accoppia con tutte le femmine del gruppo e mantiene l’ordine finché non si indebolisce e viene battuto da qualcuno. Anche nei gruppi di scimpanzé il maschio alfa deve continuamente dimostrare a tutti di essere il più forte ma i gruppi sono più numerosi, tra i 10 e i 60 individui, e si creano gerarchie e rapporti politici tramite il grooming. Scendendo nell'ordinamento gerarchico del gruppo, gli altri maschi possono coalizzarsi per sfidare il maschio alfa oppure sottomettersi a lui per avere prestigio sociale. In pratica si forma una élite che tiene tutte le femmine e il prestigio per i membri di rango più alto, lasciando agli altri meno possibilità di riprodursi. I bonobo, i cui gruppi oscillano tra 20 e 100 individui, hanno una struttura sociale ancora differente, tendente al matriarcato. Come per le altre grandi scimmie, i gruppi sociali si aggregano e ricompongono, ma le femmine di bonobo hanno una natura molto più nomadica e molto più estrosa di scimpanzé e gorilla. Questo porta i maschi a essere meno territoriali e a non dover menare o creare coalizioni per assicurarsi le femmine. Sono le femmine che di solito si spostano da un clan ad un altro e usano il sesso per creare legami tra gruppi, come forma di dissuasione dal conflitto o come forma di riconciliazione. Le relazioni tra i bonobo non sono monogame e permanenti, ma possono essere eterosessuali, omosessuali o di gruppo. A capo dell'ordine gerarchico ci sono spesso femmine anziane e il prestigio è legato più all’esperienza che alla supremazia. I bonobo sono più gracili degli scimpanzé e, come loro, sono pessimi lanciatori.
3. Gli attacchi a distanza battono il maschio alfa
Nell'età della pietra, al primo livello evolutivo della guerra, iniziano a funzionare gli attacchi a distanza, probabilmente introdotti da homo habilis. Homo habilis, alto circa 1 metro e 20 centimetri per circa 30 chilogrammi, doveva essere gracile, forse più di un bonobo, ma probabilmente aveva una struttura sociale più simile a quella degli scimpanzé. Era però più fantasioso e meno incline ad obbedire al maschio alfa rispetto allo scimpanzé, perché la vita tra i predatori della savana lo obbligava ad avere gruppi molto coesi dove l'unione fa la forza, che potevano arrivare anche a 70 individui. Il suo essere gracile probabilmente rendeva homo habilis indifeso rispetto ad altri predatori, come le iene, con cui probabilmente si contendeva il cibo. Non avendo artigli, ma essendo bipede, utilizzò il lancio di sassi come arma ed ebbe successo. Non solo: una sassaiola rendeva un gruppo organizzato di homo habilis capace di cacciare o uccidere un maschio alfa evitando il corpo a corpo.
Questo significa che l'organizzazione di una squadra di lanciatori poteva avere un vantaggio competitivo, porre fine a un ordine verticale e mantenere la società coesa ed equa per far fronte ai pericoli esterni. La selezione naturale ha portato le femmine a preferire gli individui più abili nel lancio di pietre e nella caccia. Così, circa due milioni di anni fa, arriva homo erectus, con una spalla adatta al lancio e una statura bipede migliorata da gambe più lunghe, utili per inseguire le prede consumando meno energie. Da lì la società si evolve. Non è più la forza bruta ad attrarre il sesso, ma la capacità di essere utili alla comunità procacciando cibo. Gli individui di successo non combattono più per accedere direttamente al sesso con le femmine alfa, ma per il controllo sul cibo e il prestigio sociale dal quale consegue il sesso. Anche le tecnologie si evolvono. Homo sapiens aggiunge un bastone alla pietra per ottenere la lancia, poi il propulsore (atlatl), quindi la fionda e infine l’arco. Le popolazioni di cacciatori-raccoglitori non hanno eserciti, ma squadre ben organizzate per la caccia con armi a distanza. Possiamo immaginare le guerre avvenute dal paleolitico al neolitico come guerriglie tra bande per il controllo sulle zone di caccia o per l'eliminazione di clan dominati da maschi alfa dispotici.
Tuttavia, in diversi modi e tempi, il dispotismo patriarcale dei maschi alfa ritorna a vincere le guerre. Il patriarcato torna ciclicamente nei periodi in cui l'introduzione di nuovi livelli evolutivi della guerra o della tecnologia porta dei vantaggi competitivi sfruttabili dai maschi alfa. In questo post abbiamo visto solo il primissimo livello della guerra. nel prossimo vedremo la parte che va dalle fortificazioni al rame, poi vedremo tutti i livelli fino ai giorni nostri. Preparatevi, sarà un bel viaggio.