Verso il mercato azionario e oltre
Come il mercato azionario finanziò la conquista del mondo
1. Come nasce la borsa
Nei post precedenti abbiamo visto cinque livelli evolutivi dell’economia:
esogamia, ovvero la necessità di matchmaking matrimoniale tra clan del neolitico,
fiere del bestiame del calcolitico per mitigare la volatilità dell’agricoltura;
bilance e metalli nell’età del bronzo, che introducono standard per la quantificazione del valore dei beni;
conio nell’età del ferro con cui l’economia controllava la circolazione di moneta.
cartamoneta nell’età della polvere da sparo, che introduce meccanismi di “fiat money“ per generare credito e gestire l’inflazione.
Il quinto livello è fatto di mercato azionario e speculazione. Il mercato azionario permette il finanziamento di grosse imprese e stati tramite la compravendita di azioni. Ciò non avviene a debito, come accadeva con i prestiti in banca, ma con l'investimento di capitale, che diventa redditizio per l'investitore nel momento in cui il valore delle azioni aumenta, ovvero quando l'azienda o lo stato crescono. Ecco perché, a livello teorico, il mercato azionario permette di allineare gli interessi di gruppi di persone anche molto grandi e farli cooperare perché un’impresa si realizzi. Anche se i banchieri veneziani avevano iniziato a commerciare in titoli di stato (cioè debito) dalla metà del XIII secolo, il vero potenziale del mercato azionario venne fuori ad Amsterdam nel 1611 quando la Compagnia Olandese delle Indie Orientali, che aveva bisogno di raccogliere capitali, decise di vendere azioni a chiunque. La grande novità sta proprio qui: le azioni avevano reso possibile la cooperazione di individui privati mossi dall’opportunità di guadagno. Per la prima volta ciò avvenne su una scala paragonabile a quella di uno stato, ma senza toccare questioni di credo religioso o altri vincoli identitari che invece gli stati hanno. Si trattava di puro interesse economico che creava direttamente cooperazione sociale, senza altri tipi di vincoli. In parole povere era il Dio Denaro. Bisogna anche tenere a mente che nel 1648 con la pace di Westfalia l’Olanda si era liberata da due cose: la dominazione spagnola degli Asburgo e l’influenza cattolica del Papa. Gli Olandesi avevano capito dagli Spagnoli come fare soldi investendo in imprese nel nuovo mondo e nelle indie. Allo stesso tempo si ritrovavano ad avere una forte cultura protestante, in particolare Calvinista. Come già notava Max Weber, i paesi calvinisti, tra cui appunto Olanda e Inghilterra, avevano un modo di gestire il denaro molto capitalista e incline al rischio rispetto a quelli cattolici come la Spagna, il Portogallo e l'Italia, che invece avevano una propensione allo sfruttamento delle proprietà terriere.
2. La diffusione economica più veloce della storia
Guardate il grafico. tra il 1611 e il 2010 aprono borse valori in tutto il mondo in maniera estremamente veloce, tanto da richiedere evoluzioni nelle infrastrutture e nell’energia per avere scambi sempre più veloci. Come ha fatto?
Per prima cosa la diffusione è stata fisica: conquista di territori e costruzione di infrastrutture marittime. Alla sua fondazione, nel 1602, alla Compagnia delle Indie era stato concesso il monopolio dei traffici olandesi tra il Capo di Buona Speranza e lo Stretto di Magellano per 21 anni, nonché l'autorità di edificare roccaforti, stipulare trattati e addirittura di muovere guerra. Praticamente era uno stato privato, con tanto di milizie private. La situazione di assoluto monopolio nel commercio di spezie permise agli azionisti della Compagnia di realizzare profitti altissimi con poco rischio. Il dividendo medio della Compagnia era del 22% nell'arco della sua esistenza e con punte del 132,5% nel 1611 e del 137,5% nel 1619, malgrado servissero enormi capitali per mantenerla dal punto di vista militare ed economico. Ma nulla è tanto enorme quanto l’avidità umana. Più i guadagni erano alti, più investitori mettevano soldi nella Compagnia. Nella prima metà del XVII secolo la Compagnia delle Indie Orientali Olandese prese piede nell'arcipelago delle Molucche, dove conquistò i principati marittimi di Ternate e Tidore, portando al culmine la sua potenza. Dopo avere estromesso Inglesi e Francesi dal mar di Giava, aveva il controllo del traffico delle spezie e dei legni pregiati, che portava in Europa passando per l’India e il Sud Africa.
3. Lo stesso ciclo storico delle società
Esattamente come per gli stati, anche il ciclo della Compagnia delle Indie Orientali durò circa un secolo. Le spese militari per mantenere il controllo marittimo nel mar di Giava si facevano sempre più ingenti. Quando nel 1743 la Compagnia sconfisse il Sultanato di Mataram, la maggior potenza militare indigena, la sua forza cominciò a scemare anziché crescere. I problemi erano la concorrenza Inglese e la cattiva amministrazione, ma soprattutto le ingenti spese militari che fruttavano sempre meno agli investitori. I dividendi distribuiti dalla compagnia avevano superato il surplus ogni decennio dal 1690 al 1760. Avendo perso numerosi stabilimenti nel corso della quarta guerra anglo-olandese tra il 1780 e il 1784, la società cessò i traffici e fu sciolta nel 1800, lasciando ciò che rimaneva di lei allo stato Olandese. Proprio in quell’epoca arrivarono le evoluzioni di energia e infrastrutture che hanno reso i mercati iper-veloci. La trazione a biomasse (ovvero la macchina a vapore), le ferrovie e le telecomunicazioni hanno permesso di gestire una complessa e rapidissima logistica nella circolazione dei beni in tutto il mondo. Il mercato è diventato veramente globale, sono state aperte borse valori in tantissimi paesi e masse di persone hanno avuto accesso a investimenti profittevoli. Tuttavia, questa evoluzione ha anche introdotto dei problemi. In particolare, il lato oscuro del mercato azionario sono le bolle e le azioni speculative. Le bolle accadono quando dei titoli sono sopravvalutati e il loro valore è gonfiato dall’incredibile profitto che generano inizialmente. Quando le bolle scoppiano i titoli crollano e gli investitori perdono i propri soldi. La speculazione invece è una ricerca rischiosa del guadagno sul breve periodo, che non permette di mettere in pratica strategie valide statisticamente. Sia la speculazione che le bolle fanno perdere i propri risparmi ai piccoli risparmiatori, mentre i grossi investitori istituzionali sono molto più protetti.
4. Verso il livello crypto
In generale ogni nuovo livello economico ha sfruttato strumenti nuovi per rendere gli scambi più affidabili e i mercati più ampi. Ogni livello ha risolto un problema del livello precedente e nel caso del mercato azionario i problemi sono le bolle e la speculazione, che mettono sfiducia nei mercati, ovvero diffondono paura di investire per la troppa volatilità in chi non conosce i mercati. L’educazione finanziaria non è inclusa nell’istruzione di base e l’informazione finanziaria è spesso contraddittoria e volatile. A livello macro nel Chronos dataset dei pattern emergono. Ad esempio se si guardano i dati del ciclo storico, le bolle più grandi della storia degli Stati Uniti, ovvero le crisi del 1929 e del 2008, sono avvenute entrambe nel passaggio da una fase 3 (competizione per arricchirsi ed entrare nell’élite) ad una fase 4 (stress dello stato).
Probabilmente (è ancora presto per dirlo) siamo sul crinale di un nuovo livello evolutivo con le criptovalute. Il loro valore, che non è intrinseco ma unicamente dovuto alle fluttuazioni di domanda e offerta, è altamente soggetto alla comunicazione da parte di newsmakers. Come si è visto nei mesi scorsi, le dichiarazioni di Trump sull’acquisto massiccio di Bitcoin per le riserve degli Stati Uniti ha alzato il prezzo della criptovaluta fino ai 100000 dollari. La gestione dell’informazione potrebbe essere quindi importante nel prossimo livello dell’economia.
Dalla prossima volta, tra due lunedì, inizieremo ad analizzare i livelli evolutivi della gestione dell’informazione e del loro impatto sulle altre dimensioni della storia.