Da dove viene l'economia?
L'esogamia, l'impossibilità della sussistenza e le doti matrimoniali.
1. Il punto della situazione
Dopo avere annotato dati storici di più di 350 società dal 12000 a.C. ai giorni nostri, ho cominciato a fare modelli. Sono emerse molte relazioni che evolvono nel tempo, come quelle tra guerra e tecnologia, che sono legate specialmente alla parte iniziale dei cicli storici. In questo e nei prossimi post voglio analizzare il rapporto tra la diffusione delle innovazioni in economia, infrastruttura e energia, che sono quelle più legate alla parte ascendente dei cicli storici. Poi passerò a parlare di gestione dell’informazione e delle religioni.
Prima di iniziare questo nuovo capitolo ho deciso di lanciare una sfida per chi conosce persone a cui potrebbero interessare questi argomenti:
Ok. iniziamo con il grafico che mostra il rapporto tra la diffusione delle tre dimensioni di cui parleremo per i prossimi post.

2. L’economia, in poche parole
Lo scopo dello scambio di beni e servizi è trovare un equilibrio tra le parti che li scambiano, ovvero tra la domanda e l’offerta. Questo avviene all’interno di mercati, che più sono grandi più offrono possibilità di scambio equo. La conformazione delle reti sociali però tende nel tempo a favorire gli individui più centrali, ovvero gli individui alfa e chi gli sta attorno, concentrando la maggior parte dei beni nelle loro mani. Quando i beni e i servizi sono scarsi per colpa dell’ambiente o concentrati nelle mani di pochi per colpa della società si crea squilibrio anche nei mercati e qui entra in gioco l’economia. Quando l’economia innova lo fa per avere mercati più grandi, tornando così a offrire più possibilità di scambio equo.
Al contrario della guerra, dove la diffusione di tecnologie e tattiche toglieva vantaggio alle società egemoni, in economia la diffusione dello stesso livello evolutivo in più società rende più grandi i mercati e avvantaggia tutti quelli che possono accedervi.
3. Il grado zero dell’economia
Al livello zero dell’economia, quello sotto il quale non si può andare, c’è ciò che chiamerò “sussistenza e esogamia”. La sussistenza è la tendenza ad avere comunità autosufficienti che quindi evitano la necessità di scambi commerciali, ad esempio controllando un territorio in maniera esclusiva e rifiutando la dipendenza dagli altri. La sussistenza ha però un limite nell’esogamia. L’esogamia è la pratica di scegliere il coniuge al di fuori della propria parentela, clan o tribù, che quindi porta necessariamente ad uno scambio economico con altri. L'interdizione dell'incesto all’interno della stessa famiglia è una regola esogamica universalmente diffusa che rende la famiglia l’unità minima della società, ma ci sono culture che proibiscono l’unione anche a livelli più ampi della famiglia, definendo regole anche molto rigide di chi deve sposarsi con chi. Certamente anche l'endogamia era praticata da molte culture, specialmente dalle famiglie al potere che, pur di non perderlo, si imparentavano tra loro. Fortunatamente la genetica ha posto un freno a questa possibilità, ovvero l’inincrocio.
Se si incrocia per almeno venti volte la prole derivante da successive generazioni all’interno di una stessa famiglia si ottiene un ceppo inincrociato (inbred) ovvero una popolazione costituita da individui identici tra loro geneticamente. Questo rende estremamente vulnerabile l’intera popolazione a un contagio da virus, che in mancanza di precauzioni si diffonde senza problemi tra individui geneticamente identici, uccidendoli tutti. L’endogamia è dunque il grado zero dell’economia, specialmente per prime piccole comunità. Quando si sono aggregate in comunità più grandi a partire dal 7000 a.C. circa, come ad esempio Çatalhöyük in Turchia, un certo grado di endogamia era probabilmente praticato, ma sostenibile. Senza arrivare ad avere endogamia per venti generazioni e ottenere un ceppo inincrociato, anche in una popolazione isolata e con un alto grado di endogamia, i geni deleteri recessivi producono gravi effetti negativi come la depressione.
4. L’economia, all’inizio
Nel 10200 a.C. le società sono culture, come quella natufiana e quella jomon, fatte di famiglie, clan e tribù che contavano decine o al massimo qualche centinaio di membri. Le infrastrutture erano “rotte commerciali“ percorse a piedi, sulle orme delle migrazioni stagionali di gazzelle e uri. Possiamo immaginare che i clan si incrociassero periodicamente su queste rotte. L’economia era certamente già presente da millenni, ma non tanto come baratto di beni, piuttosto come esogamia. Gregory Dow ha calcolato che il tasso di esogamia in una società è più alto quando le comunità sono piccole e la produttività è differente da una comunità ad un’altra, ovvero dove tra clan in cui c’è poca scelta di partner e ciascuno produce cose differenti in quantità differente. Con l’esogamia si ottengono più matrimoni combinati tra clan e tribù, dunque si formano comunità più grandi e con più “scambi commerciali”, che a questo stadio prendono una forma vicina a quello che potremmo chiamare “dote matrimoniale“.
Questi scambi matrimoniali avvengono probabilmente all’interno di momenti più o meno rituali quando diversi clan o villaggi si radunano periodicamente per la caccia. Gli edifici collettivi di Gobekli Tepe, ciascuno con due piloni uno di fronte all’altro e altri che stanno tutti intorno, potrebbero essere legati a funzioni di questo tipo, anche se non ci sono certezze in tal senso. Oliver Dietrich, uno dei massimi esperti di Gobekli Tepe, parla di riti sciamanici e di riscrittura dei bassorilievi, quasi fossero dei registri delle unioni tra i diversi clan.
5. Cosa rimane di questo livello base dell’economia
L’esogamia, intesa come livello base dell’economia, non scompare mai del tutto, anzi, le pratiche legate all’esogamia evolvono diversamente con le culture. In molte culture, tra cui quelle europee a partire almeno dal diritto romano, la dote diventa un elemento essenziale nel momento in cui avvengono scambi matrimoniali tra famiglie con una certa disparità di potere. In particolare nelle società patriarcali la famiglia più abbiente richiede una dote per prendere in matrimonio una sposa. Si tratta di fatto di un sovrapprezzo da pagare per accedere alla classe sociale dello sposo. L’Europa dell’età moderna pensava ancora le femmine come dei costi e i maschi come delle opportunità all’interno del mercato matrimoniale. Sotto lo stato della Chiesa le famiglie che non avevano risorse sufficienti per maritare le figlie, spesso le mandavano in convento, dove finivano per diventare risorse a bassissimo costo impiegate nella sanità o altri settori gestiti dagli ordini religiosi femminili.
Per ora mi fermo qui ma il prossimo lunedì vedremo il secondo livello: il bestiame come investimento.