La storia con i dati: i culti degli antenati
I dati mostrano come il culto degli antenati entri in crisi con l'emergere dei grandi villaggi agricoli, tra neolitico e calcolitico.
1. Gli antenati ci giudicano
La storia delle religioni è un argomento estremamente scivoloso e complicato. Ecco perché ho provato a fare un'analisi sul Chronos dataset con i dati di diffusione di ben 7 diversi livelli evolutivi delle religioni: culto degli spiriti, culto degli antenati, culto della fertilità, politeismi, monoteismi, filosofie, ideologie. Nel post precedente ho parlato del culto degli spiriti, oggi invece parlerò del culto degli antenati e del lignaggio.
Il concetto centrale di questi culti è che i membri defunti di una famiglia o clan veglino sui propri discendenti e siano in grado di influire positivamente o negativamente sul loro destino. Questo crea due cose: una grande coesione a livello di famiglia allargata e una disciplina che indirizza i comportamenti.
Proprio questo secondo aspetto è la vera novità rispetto ai precedenti culti degli spiriti. Questo tipo di religione, che comprende a pieno titolo anche i culti totemici, iniziò intorno all'8500 a.C. e se ne trovano prove nei macabri rituali della cultura di Tel Es-Sultan (Israele), ritrovati anche in Siria e Turchia. In pratica si asportava il cranio dal cadavere e, a partire dal teschio, si ricostruiva il volto con l'argilla e gli occhi con delle conchiglie o delle pietre. L’antenato guardava e giudicava.
2. L’effetto degli antenati sulle comunità
Per l’antropologo Ian Kujit ricostruire le teste degli antenati era anche un modo di dimostrare il proprio lignaggio e, in una pre-società semi-nomade era un potente mezzo di identità e accentramento del potere per le famiglie che lo adottavano. La cosa più simile giunta fino a noi sono gli stemmi araldici delle famiglie nobili, per intenderci. Ma quale è stato l’effetto di questo tipo di religioni sulle società?Guardando i dati di diffusione si notano due cose:
la prima è che i culti degli antenati si diffondono (curva rossa che sale tra il 9000 a.C. e l’8300 a.C.) in un momento di frammentazione delle comunità (curva nera che scende nello stesso periodo). La seconda cosa è che la diffusione dei culti degli antenati entra in crisi verso la fine del neolitico, e con i villaggi agricoli si ha una transizione verso i culti della fertilità. Se della transizione sappiamo pochissimo, sappiamo invece a cosa corrisponde il picco di centralizzazione al culmine della religione degli antenati. Si tratta della società di Tell-es-Sultan, a Gerico intorno all’8000 a.C., che abbiamo già incontrato parlando di fortificazioni. Questa società era molto probabilmente altamente centralizzata, ma la violenza era altissima, così come le disparità. La violenza doveva essere mitigata in qualche modo per avere comunità più grandi, forse questa è la chiave della transizione ai culti della fertilità.
3. Il successo dell’antenato comune
Riassumendo: in questo tipo di culti viene venerato un antenato in comune, prima da una famiglia, poi da un clan o una tribù. In suo onore vengono compiuti dei riti collettivi e viene definita una morale da seguire, perché gli antenati ci giudicano. Poi questo tipo di religione entra in crisi, ma l’idea di antenato comune non sparisce del tutto. Tra il 4000 e il 3500 a.C. tra la Mesopotamia e l’Egitto appaiono iconografie dei cosiddetti Masters of animals, i Signori degli animali. Si tratta di sigilli, bassorilievi o statuette raffiguranti sia uomini che donne intenti a domare animali, che possono essere reali o di fantasia. Questo tipo di iconografia è stato interpretato come un culto dell’eroe, un antenato comune che con il suo coraggio doma l’irrazionalità e riunisce una o più tribù, creando coesione sociale attraverso una storia condivisa da villaggi vicini o da una città-stato.
A livello di longevità, il culto degli antenati ha avuto successo soprattutto in oriente. Tra il 5000 e il 4500 a.C. in Cina la cultura Yangshao inizia a costruire villaggi agricoli in cui le abitazioni si affacciano tutte su uno spazio comune centrale. I loro cimiteri lasciano intuire ci fosse il culto di un antenato comune associato al villaggio, come se fosse abitato da uno stesso clan con una struttura egualitaria, forse con un lignaggio matriarcale. Già nel 4300 a.C. le cose cambiano verso una struttura più patriarcale e con una morale più rigida. Le donne che lasciavano il villaggio per sposarsi non potevano più essere venerate come antenati. Questa sorta di damnatio memoriae, di oblio delle persone fuoriuscite dal clan, potrebbe rientrare tra le punizioni previste dal culto del lignaggio. Questo tipo di punizione fa pensare che il problema principale dell’epoca fosse accrescere il numero di persone appartenenti al clan, verosimilmente per il lavoro nei campi. Verso il 3000 a.C. la transizione al patriarcato è completata. Probabilmente le guerre tra clan si intensificano poiché iniziano ad apparire le prime città fortificate con grandi mura in terra battuta. In questo periodo si iniziano probabilmente a venerare gli eroi di guerra o individui che sono riusciti a unire più clan sotto il loro dominio. In Cina, gli antenati-eroi comuni divennero poi divinità di stato durante la dinastia Shang (1600-1100 a.C. circa) e l’imperatore era l’officiante in contatto con loro. Così si uniscono elementi del culto dei morti (l’officiante in contatto con il mondo ultraterreno) e del culto degli antenati.
Nei prossimi post vedremo come gli elementi di un livello appaiono spesso anche nei successivi, magari cambiando significato. Tra due lunedì vedremo i culti della fertilità.