L'effetto della guerra psicologica sulle culture
Le riforme sono legate al dibattito pubblico, che la guerra psicologica mette in pericolo.
1. Meno tecnologia e più tattica
Nei post precedenti abbiamo visto l’evoluzione congiunta di tattiche di guerra e tecnologie, e abbiamo descritto 5 livelli evolutivi:
pietra e attacchi a distanza
rame e fortificazioni
bronzo e eserciti con cavalli/carri
ferro/acciaio e navi/macchine da assedio
salnitro/zolfo/carbonio (polvere da sparo) e mezzi industriali
In particolare nel quinto livello le tattiche di guerra industriale (logistica e produzione di armamenti) hanno avuto una diffusione molto veloce. Il sesto livello inizia con la conclusione della seconda guerra mondiale nel 1945, quando si apre l’età dell’uranio, elemento base per l’energia atomica. Le potenze capaci di sviluppare armi nucleari sanno che l’uso di tali armi su larga scala implicherebbe la distruzione della vita sulla terra, per cui la grande novità di questo livello è il superamento del loro utilizzo effettivo (sulla terra, almeno per il momento). Le politiche di contenimento della diffusione del nucleare (ad esempio il trattato di non proliferazione nucleare del 1970) hanno ridotto la velocità di diffusione della tecnologia, mentre le tattiche si diffondo ed evolvono più velocemente, come si vede anche dai dati in figura. (l’approfondimento sulla raccolta dati era in questo post)
La capacità tecnologica di produrre armi atomiche diventa quindi una prova di forza, mentre per combattere le guerre effettive acquistano importanza le tattiche di intelligence e guerra cibernetica, che di recente hanno avuto nuove evoluzioni con l’attacco israeliano alle milizie di Hezbollah per mezzo di cercapersone esplosivi. Dal punto di vista nucleare invece la guerra fredda è stata una grande prova di forza tra le due superpotenze dell’epoca, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Tra il 1947 (patto di Varsavia) e il 1991 (collasso dell’Unione Sovietica) non ci sono stati combattimenti nucleari diretti tra le due, ma solo conflitti indiretti regionali, come ad esempio la guerra in Vietnam. Il combattimento si era già spostato sulla lotta ideologica e geopolitica per l'influenza globale sulle altre nazioni, che si schieravano con il blocco occidentale o con quello orientale.
2. Guerra cibernetica a colpi di psicologia
La competizione è sempre stata per il controllo sulle risorse, sui territori, sulle rotte commerciali e ora anche sull’influenza ideologica. Le tattiche di guerra si sono spostate anche su forme indirette come la guerra psicologica, le campagne di propaganda, lo spionaggio, gli embarghi di vasta portata, la rivalità negli eventi sportivi e la corsa allo spazio. Proprio quest’ultima deciderà chi avrà la pole position per il controllo su future rotte commerciali spaziali. Ma restiamo nel presente. Internet e la crescente digitalizzazione delle infrastrutture hanno già aperto la stagione della guerra cibernetica, che non è solo caratterizzata da attacchi a sistemi informatici. Gli attacchi di guerra cibernetica possono essere di vario tipo ed entità. Ad esempio possono colpire siti web o database per impedire servizi o rubare dati e informazioni per lo spionaggio. Oppure possono colpire infrastrutture critiche come i servizi energetici, idrici, comunicativi o commerciali per renderli inutilizzabili. Ma gli attacchi più efficaci sono probabilmente quelli basati sulla guerra psicologica nei social media. Per Neiwert, le fake news alimentano l'immaginario anti-sistema delle persone insoddisfatte e con una personalità instabile fino ad aggregarle in potenziali gruppi insurrezionalisti che prendono più o meno consapevolmente le parti della società attaccante. L'Assalto al Campidoglio degli Stati Uniti il 6 Gennaio 2021 è fallito come colpo di stato, ma fa rientrare le guerre civili e i colpi di stato tra le armi possibili nella guerra cibernetico-psicologica. La seconda guerra in Ossezia del sud, vinta dalla Russia nel 2008, è considerato il primo conflitto in cui è stato essenziale l'utilizzo di tecniche di guerra cibernetica, inclusa l’arma psicologica.
3. La guerra psicologica tocca l’evoluzione della cultura
Qui c'è un dettaglio molto importante che riguarda invece l'evoluzione culturale: la base dell'immaginario anti-sistema su cui fanno leva le armi di guerra psicologica può fondarsi sulla cultura di società che hanno perso in cicli precedenti. Uno dei movimenti che hanno partecipato all'assalto al Campidoglio sono i neoconfederati, un nutrito gruppo di persone che promuovono la narrazione pseudostorica conosciuta come Lost Cause, ovvero che la causa degli Stati Confederati durante la guerra civile americana per mantenere la schiavitù era giusta ed eroica. A questa narrazione si appiccicano sentimenti razzisti e teorie sul suprematismo bianco che creano una narrazione parallela per una parte della popolazione. Questa storia alternativa non emerge dal nulla, ma dalle ceneri irrisolte di conflitti anche molto vecchi. Per la guerra civile americana stiamo parlando del 1861-1865: più di 150 anni e almeno 4 o 5 generazioni la separano dal 2021. In un post precedente abbiamo visto come Le posizioni delle culture perdenti non scompaiono del tutto quando le società vincenti le inglobano. Anzi, il dialogo pubblico tra vincenti e perdenti porta alle riforme e si hanno ibridazioni di cultura che nel tempo portano delle Darwiniane “discendenze con modificazioni“, ovvero la base dell’evoluzione delle società. Abbiamo visto in precedenza come gli Stati Uniti nel ciclo storico dopo la guerra civile abbiano saputo fare una serie serrata di riforme per ricalibrare la produzione senza utilizzare la schiavitù, e queste riforme sono state molto efficaci, al contrario di quelle russe.
Le bombe psicologiche danneggiano questo meccanismo evolutivo basato sul dialogo e sull’assimilazione delle culture, rendendo le società colpite meno capaci di fare riforme. Questo crea destabilizzazione, minando la coesione sociale e indebolendo gli stati, che fanno di tutto per evitare la guerra civile. A questo livello vengono selezionate le società più capaci di gestire scambi, informazione e coesione sociale per mantenere sicure le infrastrutture e felici le persone, che in questo modo sono meno vulnerabili.
Per ora abbiamo toccato solo una delle quattro dimensioni universali più rilevanti della storia. restano da toccare l’economia, la gestione dell’informazione e le religioni. Partirò dall’economia e cercherò di ripercorrere tutti i livelli evolutivi che ho individuato. Al prossimo post.